Information design: l’arte di comprendere e divulgare al meglio le informazioni complesse

L’information design è la disciplina che permette di presentare le informazioni in un modo da favorirne una comprensione efficiente ed efficace. Non si tratta di rendere un contenuto attraente esteticamente bensì di aiutarci a comprendere e divulgare al meglio le informazioni complesse. L’applicazione di questa disciplina, che è strettamente correlata alla datavisualization, all’infografica al web design e allo storytelling, è estremamente ampia e recentemente ha visto esplodere il suo utilizzo anche nella creazione di documenti legali: il cosidetto legal design.

Per rispondere alla sfida di rendere velocemente comprensibili e divulgabili informazioni complesse, l’information design lavora sui contenuti testuali e  sull’interazione del fruitore dell’informazione con il contenuto, attraverso l’utilizzo di forme grafiche, diagrammi, icone, glifi. Ma, esattamente come ogni nazione utilizza il proprio idioma, ciascuna cultura attribuisce significati diversi alle immagini.

A prima vista possiamo pensare che il mondo sia un piccolo villaggio dove utilizziamo tutti gli stessi simboli, forme grafiche e colori per comunicare rapidamente fra noi. Se è vero che recentemente, anche grazie all’utilizzo di piattaforme tecnologiche come whatsapp abbiamo ‘impressione che i simboli grafici “occidentali” siano uniformemente accettati in tutto il mondo è anche vero però che se pensiamo di rivolgerci a un pubblico internazionale, non dobbiamo mai trascurare gli aspetti e le differenze culturali in nome di una globalizzazione del linguaggio visivo che ancora non esiste al cento per cento. Con il risultato che un ‘operazione di information design o di legal design può, se mal concepita, tradursi in un effetto nullo o addirittura controproducente.

Potremmo citare centinaia di casi dove le nostre “stratificazioni culturali” influenzano il modo di descrivere concetti di base. Alcune sono ovvie. Per descrivere una mensa o un luogo dove si pranza posso usare un’icona con coltello e forchetta ma un cinese potrebbe trovare difficoltà alla vista di quell’icona a dare immediatamente lo stesso significato: forse 2 bacchette aiuterebbero di più. In Europa il pallone da calcio ha un significato che trascende lo sport per assurgere a divertimento, gioco, tempo libero anche lontano da un significato agonistico. Se dovessimo comunicare gioco e tempo libero negli USA dovrei scegliere una palla ovale da football per tradurre quello stesso concetto ai lettori americani, questo nonostante la crescita del fenomeno calcistico (soprattutto femminile) in quel paese.

Nel mondo arabo il testo si legge da destra a sinistra ma questo influisce anche il modo in cui si leggono gli schemi e i diagrammi di flusso. Mentre nel mondo occidentale l’input di un processo sta normalmente a sinistra e l’output a destra nello schermo o in foglio, questa modalità risulta più difficile per una persona abituata a leggere al contrario. Nel caso dei paesi arabi poi le differenze culturali sono tuttora fortissime. Come non ricordare il caso dell’Expo 2015 a Milano. Il primo logo scelto per la manifestazione era il celeberrimo “uomo vitruviano” di Leonardo Da Vinci. Alla prima presentazione del logo ci fu una levata di scudi da parte delle nazioni arabe, forti investitrici nella manifestazione, perché quel simbolo non era neppure mostrabile nei loro paesi. Si è quindi scelto un più anonimo logo, praticamente la scritta EXPO con 2015 al di sotto semi-visibile.

Altre differenze si possono trovare nell’utilizzo dei colori. Per esempio, se guardiamo gli schermi delle sale operative borsistiche in Giappone ci accorgiamo che il codice colore che loro utilizzano è l’esatto contrario del nostro: rosso vuol dire azione che cresce, verde vuol dire azione che diminuisce di valore. Questo perché il rosso in Giappone è un colore di buon auspicio, di fortuna e di felicità mentre nel mondo occidentale è sinonimo di pericolo, di male.

Ma gli esempi si sprecano. In definitiva prima di commettere qualche leggerezza o addirittura travisare al lettore il contenuto di un documento occorre valutare attentamente quale sarà la distribuzione internazionale del documento e come fare per renderlo più fruibile a tutti. Meglio affidarsi a un professionista.

Del resto, per chiudere, c’è un esempio storico affascinante. Nell’antico Egitto non essendo caratteri alfabetici di alcun tipo si utilizzavano glifi (simboli) per rappresentare storie, concetti, abitudini. Ma erano tutte espressioni del loro universo culturale. Noi, pur studiando i geroglifici per decenni, non abbiamo capito nulla fino al ritrovamento della stele di Rosetta. Perché quei simboli, quelle icone, quei glifi appartenevano a una cultura totalmente diversa dalla nostra.

Paolo Guadagni – The Visual Agency

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